A volte mi capita di leggere qualcosa di uno scrittore accreditato e non capirla, così penso che forse sono io a non comprenderla, ma poi mi dico: "Magari è lui che non si è sforzato più di tanto. Magari aveva intenzione di rendersi comprensibile solo a pochi eletti. Magari ha scritto solo per scrivere...".
L'altro giorno mi è capitata una lettera di Philip Dick al suo editore, Dick è uno che mi piace, che non vuole essere fraiteso e guardate un po' cosa scrive, come scrive, è impossibile equivocare:
"Caro Carl [editore di 'Scintillation', rivista su cui compare il presente scritto],
Dovresti ormai aver ricevuto il mio contributo di cinque pagine che ieri ho scritto per te. Be', ho deciso di mandarne una copia in Germania, a Uwe Anton, che mi ha chiesto di inviargli qualcos'altro dopo che gli avevo spedito alcuni brani di 'Deus Irae', l'imminente romanzo firmato da me e Roger Zelazny (sai, Anton sta cercando di mettere insieme un'edizione PKD [Philip Kindred Dick]). Oggi ho scritto altre tre pagine da aggiungere alle cinque, solo per l'edizione tedesca, ma poi ho pensato: 'Cavolo, perchè non mandarne una copia a Carl per vedere se vuole aggiungerle alle altre, magari spiegando che Phil le aveva originariamente scritte per l'edizione tedesca...', anche se questo è già detto in quelle pagine stesse. Vedi tu. In ogni caso, eccoti le tre pagine aggiuntive per il pezzo senza titolo che ti ho spedito il primo maggio: decidi tu se pubblicarle o meno. Okay? Ma poi, a ripensarci, mi sembra un po' una cagata andare a dire le cose all'estero e non dirle anche qui negli Stati Uniti. Capirai cosa intendo non appena avrai letto l'allegato." (1976)
"Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso(Marcel Proust)." Cinzia
RispondiEliminaOk. Scusa Marcel, se lo dici tu...
RispondiElimina